Articolo di Alessandra Maltempo, direttrice artistica e didattica de La Scuola sull’Albero, il ramo della formazione della Compagnia teatrale L’Albero
Foto in alto di Giovanni Marino
Si sa: il bambino impara principalmente imitando gli adulti. Gesti, parole, atteggiamenti, vengono assorbiti fino a diventare parte del suo essere: dal linguaggio, alle azioni quotidiane, alle regole di comportamento, alle qualità morali, tutto avviene prima osservando e poi imitando, esattamente come fa un attore.
“Recitare“, infatti, letteralmente vuol dire “citare due volte” ovvero “ripetere”, che è quello che i bambini fanno già in maniera del tutto naturale e spontanea.
E poi c’è l’importanza del gioco. Non quello dei giocattoli ipertecnologici o didattici oggi così popolari, ma quello esperito con oggetti semplici, essenziali e poco definiti perché la fantasia del bambino possa farli vivere come desidera.
Il gioco è l’attività più seria che un bambino possa fare.
Perché il teatro è l’attività extra-scolastica ideale per i bambini
Tuttavia, con l’ingresso nella scuola primaria, i bambini vengono catapultati in un sistema educativo in cui si sta fermi e si ascolta: la dimensione giocosa improvvisamente svanisce; al ‘fare’ in prima persona (io) si sostituisce il ‘dire’ in terza persona (l’insegnante); alla leva motivazionale della curiosità subentra quella del voto; si richiede attenzione per molte ore consecutive. Ecco che così tutto quello che fino a qualche mese prima si imparava divertendosi e in maniera non impositiva, ora si apprende con una richiesta di sforzo e fatica spesso inutile.
Il rischio è che il bambino si demotivi e associ alla scuola un senso di noia e frustrazione. Nonostante lo sforzo e l’intraprendenza di tante bravissime insegnanti di innovare un sistema educativo ancora troppo lontano dalle nuove istanze della pedagogia infantile e delle neuroscienze, la scuola deve destreggiarsi fra programmi precisi da portare avanti, strumenti di valutazione livellanti e standardizzati, senza contare che non c’è tempo e modo di dedicarsi ai singoli che hanno indoli, intelligenze e inclinazioni diversissime.
La scelta di un’attività creativa che si integri al percorso formativo scolastico potenzialmente accidentato, diventa quindi davvero importante e in alcuni casi necessaria per aiutare e rinforzare il bambino su tutta una serie di aspetti (come la concentrazione, i blocchi emotivi, la motivazione) che sono fondamentali per agevolare e migliorare l’apprendimento scolastico.
Teatro per bambini, il ponte tra fantasia e pensiero
Il teatro è da sempre lo strumento migliore per lo sviluppo psico-emotivo e anche cognitivo del bambino: getta un ponte fra pensiero fantastico infantile e pensiero adulto astratto, correndo in soccorso anche di quei bambini che presentano problematiche di rendimento scolastico.
La metodologia teatrale dialoga con le diverse tipologie di intelligenze e in una singola lezione si lavora su più aree di apprendimento. Nella fase finale di ogni incontro, il gioco del teatro si fa creatività pura che nasce da un’idea (con l’input dell’insegnante o del gruppo) e si sviluppa attraverso l’individuazione di ciò che serve per realizzarla (output degli allievi).
Un lavoro corale e sociale – che però tiene costantemente conto delle inclinazioni e delle personalità di ognuno – che si traduce:
- in una consapevolezza di sé e del mondo circostante;
- in una più sviluppata capacità di analisi e di rielaborazione di situazioni, problemi e contesti;
- in un potenziamento delle abilità espressivo-verbali e della capacità di concentrazione e attenzione;
- in una maggiore gestione delle proprie emozioni.
Insomma, l’attività teatrale per i bambini si traduce in una stimolazione di tutti quegli aspetti che inevitabilmente vanno a migliorare non solo l’approccio allo studio e l’apprendimento scolastico, ma anche il rapporto con compagni e gli insegnanti.
L’importanza della recitazione nello sviluppo dei bambini
La recitazione non è affatto una riproduzione vuota e meccanica del mondo circostante (che quando insegnata da docenti non qualificati viene ridotta a sterile memorizzazione di battute associate a una determinata gestualità), ma una rielaborazione che ha come premessa la comprensione.
Non esiste situazione, né esiste personaggio o battuta che il bambino possa far vivere in scena in modo credibile se prima non li ha fatti propri; non c’è emozione che possa esprimere se prima non ne prende coscienza; insomma non c’è mondo che l’allievo-attore potrà plasmare se prima non l’avrà compreso.
Più il bambino cresce, maggiori stimoli e livelli di approfondimento gli verranno offerti per fare in modo che l’apprendimento della disciplina (e quindi del suo modo di osservare, analizzare, rielaborare) vada di pari passo non solo con la sua maturità psico-emotiva, ma anche con il progressivo sviluppo delle abilità emerse.